News dalla Commissione Adozioni Internazionali
giovedì 21 febbraio 2019
Recenti articoli di stampa e soprattutto certe immagini possono veicolare un’idea di adozione internazionale lontana dalla realtà. Nel corso degli ultimi anni si è assistito infatti a una radicale modifica delle tipologie di bambini che i Paesi esteri destinano all’adozione. Immagini di neonati con relativo cartellino del prezzo attaccato al polso esistono solo nelle fantasie di chi forse non ha mai rinunciato all’idea di un mercato dei bambini possibilmente piccoli e bianchi.
In realtà, l’età media dei bambini che entrano in adozione internazionale è di circa 8 anni. Di questi, la maggior parte è costituita da minori con special needs. I paesi di provenienza hanno attuato progressivamente politiche nazionali di protezione dell’infanzia, con il risultato che, sempre di più, l’adozione deve considerarsi uno strumento sussidiario e residuale. Inoltre, nessuna coppia può vantare un diritto ad adottare, configurandosi tutto l’iter adottivo come una mera disponibilità ad accogliere un minore in adozione, talché il mandato che si conferisce a un ente è di mezzo e non di risultato.
Anche la tipologia delle coppie che intraprendono percorsi adottivi è mutata nel corso degli anni. Progressivamente, l’età media è abbastanza elevata già in partenza e certamente i tempi di attesa incidono ulteriormente sul dato anagrafico. Va ricordato, a questo proposito, che i tempi lunghi di attesa dipendono prevalentemente dalle procedure all’estero in quanto lo stato di provenienza è sovrano nel determinare quale bambino abbinare a una certa coppia, in comparazione con le coppie di tutto il mondo e nello stabilire i requisiti che questa deve possedere anche diversi e maggiormente stringenti rispetto a quelli previsti dalla nostra normativa. Può pertanto ragionevolmente verificarsi che in questa comparazione una coppia non venga mai presa in considerazione, poiché non è affatto scontato ne’ automatico che a ogni mandato corrisponda una proposta. Ciò nonostante, l’Italia ha il maggior numero di ingressi in Europa ed è seconda nel mondo in termini assoluti.
Le coppie italiane mostrano grande disponibilità all’accoglienza anche di bambini grandicelli e con bisogni speciali diversamente da altri Paesi che progressivamente si stanno ritirando dall’adozione internazionale.
Questa è una peculiarità del nostro Paese che va riconosciuta e valorizzata, indice di una generosità verso i bambini più svantaggiati che purtroppo non sempre emerge dal contenuto di certi articoli o trasmissioni che trattano l’adozione internazionale come dell’acquisto di un prodotto utile a soddisfare desideri e bisogni degli adulti e non quale prezioso strumento di tutela per l’infanzia abbandonata nel mondo.
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